I costi e le scelte

 

 

Leggendo con attenzione le riviste di aviazione che c’erano a quei tempi, capii che … volare costava! Bella scoperta! Diciamo che avrei dovuto fare delle scelte che avrebbero pesato, e non poco, sul mio futuro di ‘aviatore’.

Allora, si poteva tentare di entrate in Accademia aeronautica ma subito mi passarono le fantasie. Troppo selettiva e, diciamocelo senza tanti giri di parole, o hai un santo che ti raccomanda a qualche colonnello oppure manco vale la pena di provaci, tempo perso.

Ok, allora che ne pensi, Glìcole, del pilota civile? Già, bello, interessante! Oltretutto c’è anche una bella retribuzione mensile, una certa aura attrattiva. “Buongiorno Comandante”, ma ci pensate? E sti cazzi!!!

Bene, ma come si fa a diventare pilota civile? Si deve passare dall’Aeronautica militare quindi, secondo il ragionamento poc’anzi espresso, l’ipotesi andava subito scartata. Ma non era mica l’unica soluzione. Si poteva prendere il brevetto di pilota privato, allora c’era il primo ed il secondo grado, per passare poi al terzo grado, con costi sempre più elevati, ed avere poi la candida speranza di essere assunto da una compagnia civile. Troppo difficile, scartata anche questa soluzione!

Per quanto appena scritto, dovetti quindi eliminare anche il brevetto da pilota di aerei da turismo. Troppi soldi, a cominciare dal brevetto. Per non parlare dei costi per mantenere questo benedetto brevetto. Ed a quel tempo non c’erano mica tutte quelle scadenze che ci sono adesso … quindi ho fatto bene! Tiè!!!

Ottimo, superati questi scogli, passiamo ad altre alternative. L’ultraleggero alias ULM.

I primi ultraleggeri non erano come quelli odierni. Erano composti da una serie di tubi che costituivano un telaio ricoperto da una specie di tela, un’ala ed un motore. Di carene, costruite con materiali compositi, ancora non se ne parlava. Assomigliavano un po’ ad aerei della prima guerra mondiale, solo con un motore più piccolo e con una sola ala (non biplani, intendo).

Però, mica male come idea. Ma ci pensate? Costi decisamente molto contenuti rispetto ai piper. Mica male! Già, mica male, si fa presto a dirlo. Va bene, il costo dell’ultraleggero c’è, ma poi quali altri costi occorre sopportare? Vediamo, ci potrebbe essere la benzina, anzi c’è, il motore mica va ad acqua, pensiero banale e scontato, l’hangaraggio in qualche aviosuperficie. Uffa che palle, ogni volta che vorrei volare dovrei uscire dalla città e fare chilometri per raggiungere il luogo dove si troverebbe l’aviosuperficie. Troppo complicato, bisognava trovare una soluzione più semplice.

Scendiamo dunque ancora di ‘categoria’.

L’aliante, non che venga dopo l’ultraleggero, per carità, ma valgono le stesse considerazioni del piper sopra elencate.

Andiamo ad analizzare il deltaplano.

Il deltaplano è un mezzo sembrerebbe carino, sufficientemente economico e relativamente semplice da pilotare. Ma daiiiiiiii, è il mezzo che fa per me.

Bene… bene … bene … e adesso?

Boh? C’è qualcosa che non mi quadra! Ma cosa, non riesco a capire… No? Mumble mumble … ora ho capito, mannaggia! Sono un ragazzino, uno studente, manca la materia prima, …. I SOLDI!!!

Chiederli a mamma e papà non se ne parla nemmeno! Primo perché non sarebbe stato corretto e secondo perché tanto non me li avrebbero dati!

Avevo chiesto a mia nonna, nonna Giaci, se, una volta passata nel Regno dei Cieli (almeno lei avrebbe potuto stare in cielo!), mi avrebbe dato in sogno i numeri per vincere al gioco del lotto. Mi disse: ”Assolutamente NO perché altrimenti tu li spendi per andare a volare, ed io ho paura se tu voli”. Allora le chiesi, come domanda di riserva, di comunicarmi, sempre in sogno ovviamente, se c’era davvero qualcosa nell’aldilà. Voi non ci crederete, ma molti mesi dopo che, purtroppo, era andata a vivere nel Regno dei Cieli, la sognai e mi disse: “Glìcole, non è come tu pensi!”. E’ chiaro che il mio pensiero era … finita la vita, finito tutto. Da quel giorno ho dei seri dubbi …

Ok, allora facciamo cosi: ad ogni compleanno, Natale o in qualsiasi altra occasione che possono arrivare dei denari, non li spenderò in inutili cagate ma li metterò in banca così da avere, più poi che prima, un gruzzoletto a disposizione per potere realizzare questo bellissimo sogno.

Intanto andavo avanti a ‘divorare’ riviste di aviazione e libri, questa volta un pochetto più specifici per essere sempre aggiornato sui prodotti e delle varie tecniche di volo inerenti la mia teorica scelta, continuavo ad andare all’aeroporto in bicicletta (però da solo perché così avrei potuto stare tutto il tempo che volevo) e, soprattutto, a sognare ad occhi aperti.

Già, sognare, perché alla fine dei conti, com’era volare veramente? Non lo so, anche perché, alla fine della fiera, non avevo mai volato!

Lo potevo forse immaginare quando andavo in montagna e mi affacciavo su qualche dirupo.

Una volta arrivò pure un Concorde dell’Air France a Torino ed allora con mio papà, nonno Lullu ed un mio amico d’infanzia,  (uno di quei tre che, in bicicletta, feci cadere in prossimità dell’aeroporto mentre, pedalando, osservavo un aereo che stava atterrando) andammo a vedere questo mostro di tecnologia volante. La coda di gente che c’era era inimmaginabile, da fine del mondo. Sembrava che tutto il Piemonte fosse andato a vedere il Concorde. E ben? C’ero anch’io, e allora?

Mi accontentavo, nel frattempo, di costruire, come la stragrande maggioranza dei ragazzini dell’età che avevo, i modellini statici di aerei della seconda guerra mondiale scala 1:72, per poi passare ai più moderni aerei militari scala 1:48. Ricordo che mia mamma un giorno spuntò con un aerografo e per un Natale i miei genitori mi regalarono un modellino di un Boeing 747 della NASA con lo Space Shuttle agganciato sul dorso.  Che bello! Il profumo della vernice contenuta in quei barattolini, piccoli ma sinceri, era fantastica.

Rimane solo un mistero profondo: dove sono finiti, ad oggi, tutti quei modellini? Mistero, per l’appunto!